Far from here, but nowhere

Diario fotografico di una passeggiata in campagna.

Era da tempo che avevo voglia di fare questo giro. Allungo parecchio la strada per arrivare a casa in tempo per la cena ma a volte sento il bisogno di fare una deviazione, di uscire dallo schema razionale e logico che mi fa arrivare spesso puntuale e organizzato agli appuntamenti.

Questa strada non è faticosa da percorrere, è pianeggiante e larga. L’aria fredda delle vicine montagne si muove lentamente in queste giornate senza vento per cui ci si scalda presto, bastano pochi passi. Sulla strada non c’è traffico, poche e vecchie macchine passano veloci attraverso queste praterie dove regna il silenzio e la tranquillità tipica di questi luoghi. Qui non abita quasi nessuno. Sono posti troppo scomodi e lontani dal centro del mondo, non è conveniente abitare qui. Per fortuna.

Io non ci vivo sempre, non riesco a farlo costantemente. Però ci voglio sempre andare, in qualsiasi periodo dell’anno.
Quando si vive qui si vive a ritroso, si recupera il tempo che si perde durante le altre giornate della vita, quelle dominate dalle frenetiche attività quotidiane del mondo moderno. Chi vive qui, anche se per brevi periodi, invecchia più lentamente.

Qui ci portano gli animali, li lasciano per mesi al pascolo e vengono a riprenderli tra poco, agli inizi dell’inverno rigido. Forse i pastori hanno trovato la scusa per non invecchiare.

Nota dell’autore

Ci sono tanti modi di evadere dalla propria routine e sicuramente viaggiare e stare all’aria aperta è uno dei preferiti da molte persone.
Diversi anni fa, in una tutt’altro che noiosa conferenza in un museo di Roma, in una fredda e piovosa mattina di fine autunno, mi insegnarono a viaggiare solo con gli occhi e il pensiero, e far viaggiare insieme a me tutte le persone che volevano farlo, in qualsiasi momento. Era la conferenza tenuta da Laura Gasparini, curatrice della mostra ‘Luigi Ghirri. Atlante‘.

Questo progetto è stato realizzato durante le giornate di quarantena a causa della pandemia Covid19 (marzo-aprile 2020). Rappresenta per me l’evasione da quella routine forzata, ritrovare la libertà di uscire non solo da casa ma dalla città, riprendere l’abitudine di andare lontano a passeggiare tra i boschi, in montagna, nella natura.
Le immagini sono state realizzate da fotogrammi di Google Street View, selezionati, reinterpretati e editati da me per formare il racconto. Questa tecnica di produzione fotografica è in uso ormai da tempo e tra i fotografi da cui ho tratto ispirazione vorrei citare Jacqui Kenny, Doug Rickard e Michael Wolf.

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