La fotografia di Luca Tentorio è ben lungi dal limitarsi ad una mera e fugace rappresentazione della realtà. Essa infatti stimola, con modi a volte pacati e delicati, a volte duri e provocatori, ma mai scontati, la riflessione su tematiche sociali e ambientali a lui care.

Luca Tentorio ama esprimere il concetto di spazio vuoto e per questo lavora per mancanze e sottrazioni.
Il soggetto viene epurato del superfluo e diviene una sintesi del pensiero, raccontato attraverso l’uso elegante della composizione.

L’osservatore si pone in maniera critica di fronte l’opera di Tentorio, opera che si trasforma così da prodotto finale a mezzo per il raggiungimento del vero obiettivo dell’artista: infondere una scintilla di coscienza.

Stefano Villani

Quale genere fotografico ti interessa maggiormente?
Indubbiamente la fotografia documentarista. Mi piace esprimere attraverso la fotografia le mie idee e il mio pensiero su tematiche relative alla società contemporanea e l’ambiente.
In alcuni periodi particolari, per raccontare alcuni pensieri, utilizzo la fotografia concettuale per associare ad un unico soggetto un significato più ampio da interpretare.

Perché lo fai? Cosa ti motiva a fotografare?
Perché la fotografia è il linguaggio naturale che utilizzo per raccontare, per rendere visibili le mie idee e per porre domande che facciano riflettere sia me che l’osservatore.

Cosa vuole esprimere la tua arte? Cosa vuoi comunicare?
Con i miei progetti fotografici cerco innanzitutto di stimolare la riflessione e il pensiero degli osservatori. Le mie fotografie servono a fare domande; le tante domande che faccio io durante un dialogo, le materializzo con le fotografie e spero, sempre, che le persone guardando i miei progetti si interroghino sui temi rappresentati.
Per questo parlo spesso e volentieri di ambiente e della società contemporanea: lo faccio perché credo che il pensiero critico serva a migliorare.

Cosa significa la tua arte per te?
I progetti che realizzo credo servano a descrivere me stesso e il mio pensiero. Che si tratti di un progetto ambientale o sociale, mi metto alla prova nel raccontarlo.
Nel corso del tempo, le mie fotografie formeranno un mosaico di quello che ho vissuto, che mi ha colpito maggiormente e che ho deciso di raccontare alle persone.

Come hai iniziato a fotografare?
Inizialmente, la passione per la fotografia mi è stata trasmessa da mio nonno, fotografo amatoriale, che fin da quando ero bambino mi ha abituato ad armeggiare con la macchina fotografica. L’altro nonno, dal canto suo, è un grande appassionato di arte che gira il mondo visitando musei e gallerie.
Crescendo ho unito e approfondito le due passioni fino a farne il mio strumento comunicativo prediletto.

Da cosa e da chi trai la tua ispirazione?
Mi ha sempre affascinato lo studio della fotografia, in particolare le opere degli autori italiani e nord-americani. Tra tutti, se dovessi scegliere i fotografi più significativi per me direi Luigi Ghirri, Guido Guidi, Franco Fontana e Federico Clavarino.
Nel corso degli anni ho frequentato diversi fotografi italiani e da ciascuno di loro ho imparato qualcosa, non solamente riguardo la tecnica ma soprattutto ho conosciuto il loro pensiero e questo mi ha permesso di sviluppare la mia personale filosofia fotografica.

Quali strumenti e tecniche utilizzi?
Fotografo con pochi strumenti, quasi sempre gli stessi, con cui mi trovo bene a rappresentare il mio pensiero. Dal punto di vista tecnico utilizzo con piacere la pellicola per i miei lavori, in particolare il medio formato che adoro.
A seconda del progetto a cui lavoro, scelgo la praticità del digitale o la calma e la riflessione della fotografia analogica.

Luca Tentorio. Fotografia ©Emanuele Giacomini (2019)
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